Covid-19: Termini pagamento peggiorati per aziende servizi a persona e commercio all’ingrosso.
venerdì 17 luglio 2020Secondo i dati CRIBIS, fra dicembre 2019 e maggio 2020 si è registrato, in pochi mesi, un ulteriore peggioramento nei termini di pagamento ai fornitori per le imprese dei settori “servizi alle persone” (10 giorni di ritardo medio), commercio all’ingrosso (6 giorni), “locazione immobiliare” (4,5 giorni), “servizi alla imprese” (4 giorni) e Ho.Re.Ca. (poco meno di 4 giorni).
Se guardiamo ai microsettori, lo studio di CRIBIS rileva un incremento dei termini di pagamento fra dicembre 2019 e maggio di quest’anno soprattutto per i servizi ricreativi (sale da ballo e scuole di danza, servizi teatrali, orchestre, sale biliardo, sale giochi e parchi divertimento) rimasti chiusi in questo periodo (+13 giorni), i servizi personali come lavanderie per industrie e privati, parrucchieri e servizi fotografici (+10,3 giorni) e i negozi di arredamento e articoli per la casa (+ 8).
In questo scenario i tempi medi di pagamento delle aziende italiane ai fornitori sono aumentati di circa 2 giorni, passando da 86,8 a 88,7 giorni. Le imprese dell’ambito hotel, ristoranti e caffè (Ho.Re.Ca.) e quelle della grande distribuzione organizzata (GDO) hanno risentito più di altre del lockdown conseguente all’emergenza coronavirus. I ritardi nei pagamenti sono aumentati per il 40,8% delle aziende nell’Ho.Re.Ca. e per il 38,9% nella GDO. Sono peggiorati anche nel comparto energia e telecomunicazioni (31,5%), manifattura (31,2%) e costruzioni (30,6%). Quest’ultimo, con una media di 101,1 giorni, rimane il settore che fa registrare i tempi di pagamento più elevati, precedendo quello degli installatori (98,4 giorni) e del commercio al dettaglio (92,5).
A livello territoriale, pur essendo l’area meno colpita dal Covid, la situazione dei tempi di pagamento è ulteriormente arretrata al Sud e nelle Isole, con una media di 101 giorni. Le regioni dove CRIBIS ha rilevato un peggioramento più consistente delle abitudini di pagamento sono, nell’ordine, la Sicilia (35,2%), il Lazio (34,1%), la Campania (33,5%), la Calabria (32,7%) e l’Abruzzo (32,1%). L’Emilia-Romagna (22,7%), le Marche (23,4%), la Lombardia (23,6%), il Friuli - Venezia Giulia (24,3%) e il Veneto (24,4%) sono, invece, quelle in cui il peggioramento delle abitudini di pagamento è inferiore.
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